Effetti di campi di bassa frequenza

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elettrodottiGli elettrodotti, nonché i dispositivi alimentati dalla rete elettrica e presenti negli ambienti di vita, generano nelle aree circostanti campi elettrici e magnetici alla frequenza di 50 Hz. Essa rappresenta la frequenza di rete in Italia e in quasi tutto il mondo e fa parte delle frequenze estremamente basse (ELF), comprese nell’intervallo 0-300 Hz. Sebbene gli effetti dei campi ELF si studiano da circa 30 anni con particolare riferimento all’insorgenza di leucemia, la conoscenza scientifica degli effetti biologici e della loro rilevanza per quanto concerne eventuali rischi per la salute è tuttora lacunosa. Le sperimentazioni biologiche in vitro svolte presso l’IREA tendono ad individuare eventuali meccanismi biologici che spieghino possibili interazioni tra campi ELF ed organismi viventi per fornire plausibilità all’ipotesi di cancerogenicità dei campi ELF. Vengono principalmente utilizzate colture di linfociti umani che rappresentano un buon sistema biologico per studi in vitro. Essi si ottengono facilmente da un prelievo di sangue venoso, hanno distribuzione ubiquitaria nell’ organismo con circolazione continua nei tessuti linfatici, inoltre i protocolli di laboratorio sono ben standardizzati. Per le esposizioni vengono realizzati sistemi ad alta omogeneità di campo magnetico che utilizzano in genere bobine di Helmoltz. In particolare, al fine di condurre esposizioni controllate, nei sistemi di esposizione operanti principalmente alla frequenza di 50 Hz, mediante calcolo e misure sperimentali vengono mappati i campi magnetici. I sistemi di esposizione, pilotati da computer, vengono alloggiati in incubatori per colture cellulari al fine di garantire nei campioni biologici le condizioni ottimali di temperatura, di anidride carbonica e di umidità. Sistemi di esposizione uguali a quelli impiegati per le esposizioni, ma alimentati in maniera da generare campo magnetico nullo, vengono utilizzati per alloggiare i campioni di controllo (campioni sham) al fine di escludere che gli effetti eventualmente riscontrati siano dovuti alle condizioni che si creano all’interno dei sistemi espositivi e non al campo magnetico in essi generato. Le esposizioni, continue o intermittenti, vengono effettuate al variare della durata, della forma d’onda e della intensità di campo magnetico. A valle delle esposizioni, i campioni cellulari vengono processati per la valutazione di endpoints biologici per i quali sono stati riportati effetti e già esiste evidenza di replicazione in letteratura.  Gli effetti a carico del DNA (effetti genotossici) hanno un ruolo chiave poiché danni alla molecola di  DNA sono sempre presenti nelle prime fasi del processo di cancerogenesi. Presso l’IREA vengono applicate tecniche di citogenetica classica e molecolare per la valutazione degli effetti genotossici in colture cellulari.  

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