Risposta adattativa

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Mercoledì, 14 Settembre 2011 14:07

ARCAICA

Adattamento della Risposta Cellulare alla rAdiazione Ionizzante indotta da Campi a rAdiofrequenza ARCAICA

Il progetto ha lo scopo di verificare se la pre-esposizione a campi a RF alle frequenze tipiche della telefonia cellulare induce una resistenza agli effetti biologici della radiazione ionizzante. Colture cellulari di roditore (cellule V79) e di cellule umane sia normali che tumorali saranno esposte cronicamente alla radiazione RF e poi sottoposte ad irraggiamento con raggi x, particelle alfa (acceleratore Tandem, Dip.to di Scienze Fisiche, Napoli) e ioni carbonio (LNS-INFN Catania). I raggi x serviranno a simulare la radioterapia convenzionale con fotoni. L’impiego di basse fluenze di particelle alfa (energia incidente sulle cellule pari a circa 5 MeV) avrà lo scopo di simulare  i regimi di esposizione alla radiazione ad alto LET tipica dell’inalazione di gas radon in ambienti chiusi. Infine, l’impiego degli ioni carbonio potrà fornire indicazioni sulla RA causata dalla RF in seguito a sessioni di adronterapia. L’induzione di RA sarà valutata mediante tecniche di citogenetica classica quali il test del micronucleo e il test delle aberrazioni cromosomiche per valutare l’eventuale resistenza indotta al danno genetico. Test quali quello della sopravvivenza clonogenica e il Comet assay serviranno a valutare l’impatto della RA sul riparo del danno indotto dalla radiazione ionizzante. La dimostrazione di una RA indotta da un agente tanto diffuso quale la RF in cellule normali porterebbe alla rivisitazione in  senso meno stringente dei limiti di esposizione a basse dosi radiazione ionizzante (effetto positivo della RA). Viceversa, in cellule tumorali,  dovrebbe portare alla riconsiderazione delle dosi usate nel frazionamento per il trattamento anti-tumorale (effetto negativo della RA).

 
CommittenteIstituto Nazionale di Fisica Nucleare

Prime contractor: Università di Napoli Federico II, Dipartimento di Fisica

Periodo di attività:  2010 - 2012

Responsabile IREA: Maria Rosaria Scarfì

Attività: Effetti biologici di campi elettromagnetici di bassa frequenza

 

 

 

 

Pubblicato in Progetti Conclusi

dnaNell’ambito della ricerca bioelettromagnetica un aspetto ancora poco studiato, ma che può dare utili informazioni dal punto di vista sia protezionistico sia delle applicazioni biomedicali, è quello della interazione sinergica tra i campi elettromagnetici, di bassa e di alta frequenza, con altri agenti chimici e fisici. Gli effetti dei campi che sono di piccola entità potrebbero intensificare gli effetti di altri agenti quali inquinanti ambientali. Ciò assume una grande importanza dal punto di vista protezionistico, in quanto l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici ambientali è spesso combinata con altri agenti inquinanti.

Le attività in questo contesto rappresentano uno strumento per valutare non tanto l’azione diretta dei campi elettromagnetici bensì l’eventuale effetto di co-promozione dell’evento cancerogeno che, come è noto, è un evento che coinvolge numerosi fattori. D’altro canto gli effetti dei campi potrebbero ridurre gli effetti di noti induttori di danno cellulare offrendo i presupposti per lo sviluppo di nuove applicazioni in ambito biomedicale.

In questo ambito, negli ultimi anni i ricercatori dell’ IREA, in collaborazione con l’Università di San Antonio in Texas, hanno dimostrato che campi elettromagnetici alla frequenze in uso per la telefonia cellulare sono in grado di indurre risposta adattativa. La risposta adattativa è un fenomeno per il quale cellule o individui esposti ad una dose sub-tossica di un induttore di danno al DNA diventano resistenti al danno indotto da una successiva dose, più elevata, dello stesso o di un altro agente. In seguito ad una pre-esposizione di 20 ore a radiofrequenza, linfociti umani da sangue periferico hanno mostrato una netta riduzione del danno indotto al DNA da un successivo trattamento con un noto agente genotossico, la Mitomicina-C. La capacità di indurre protezione da agenti danneggianti il DNA, mostrata dalla radiofrequenza, potrebbe essere sfruttata per la protezione dell’individuo dai danni indotti da esposizione a mutageni quali i raggi X. Inoltre, la possibilità di modulare in maniera differenziata la risposta adattativa in cellule normali e tumorali, offrendo protezione per le cellule sane ma non per quelle tumorali, potrebbe risultare un valido strumento per coadiuvare la terapia del cancro.

Pubblicato in Bio

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