Il dibattito circa l’influenza delle onde elettromagnetiche sulla salute è sempre vivace e controverso e provoca ricorrenti allarmismi nell’opinione pubblica, preoccupata per i presunti rischi derivanti da esposizioni ai campi generati dai sistemi di distribuzione dell’energia elettrica, o dai sistemi per telecomunicazioni (stazioni radio-TV, stazioni radio-base). Recentemente, la diffusione di tecnologie di nuova generazione, come i sistemi 5G, contribuisce ad alimentare questa preoccupazione.
Ma qual è il loro reale impatto sulla salute dell’uomo? Ne ha parlato Olga Zeni, ricercatrice dell’Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente (Irea) del Cnr che si occupa da molti anni dello studio delle interazioni tra sistemi biologici e campi elettromagnetici, in una intervista pubblicata sull’ultimo numero dell’Almanacco della Scienza dedicato alla paura.
“La paura associata al 5G”, spiega Olga Zeni, “è comprensibile, ma mal posta, perché le frequenze in gioco sono state in gran parte esplorate nelle tecnologie precedenti (2G, 3G, 4G) e i livelli di potenza associati al 5G sono inferiori a quelli delle precedenti generazioni di telefonia mobile. Insomma: le conoscenze acquisite finora non sono tali da dimostrare effetti dannosi per la salute, fermo restando che gli standard di protezione dagli effetti termici vengano rispettati".
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